martedì 26 aprile 2016

Opus One, Opus One Winery, 1996

Di Antonio Indovino

Napa Valley Red Wine AVA, Opus One, Opus One Winery, 1996

Ci troviamo ad Oakville nella Napa County, la zona vitivinicola più famosa degli Stati Uniti, contea dello stato della California a nord della San Francisco Bay Area.
E' una zona di particolare interesse dal punto di vista vitivinicolo, sia per la morfologia del suolo (prettamente vulcanica, marittima ed alluvionale) che per le condizioni climatiche (prettamente temperate-fresche) caratterizzate da buoni sbalzi termici giorno/notte e dalle correnti oceaniche che aiutano a mitizzare il clima. Infatti è stata riconosciuta AVA (American Viticultural Area, ovvero area vocata alla viticoltura) nel 1981.
La storia della Opus One Winery e, del loro vino Opus One (pietra miliare dell'enologia californiana), nasce nel 1979 dalla joint venture di due personaggi che hanno segnato profondamente il mondo del vino.
Si tratta di Robert Mondavi ed il Baron Philippe de Rothschild: l'uno famoso per la grande sperimentazione in vigna/cantina ed aver rivoluzionato il metodo di vinificazione facendo fermentare i vini a temperatura controllata, l'altro noto per aver associato il concetto di Chateau al vino e per aver rivoluzionato il modo di concepire l'etichetta dando lustro ai suoi vini con delle vere e proprie opere d'arte.
Cesare, il papà di Robert e Peter, era il figlio di una famiglia marchigiana emigrata in Minnesota nel 1908 che comprò la Charles Krug Winery. Alla morte del padre Robert si ritrovò a condurre l'azienda di famiglia insieme al fratello fino al 1966 quando, a seguito di una furiosa lite tra i due, si trovò all'età di 53 anni senza lavoro e senza un soldo in tasca. Forte dell'esperienza maturata nell'azienda familiare diede vita prima alla Robert Mondavi Winery e, successivamente, spinto dalla voglia di valorizzare il fermento del vino californiano fondò a poche centinaia di metri la Opus One Winery in collaborazione con i
Rothschild.
Il Baron George Philippe de Rothschild invece era un figlio d'arte, un personaggio poliedrico impegnato tra produzioni teatrali, composizioni poetiche, gare automobilistiche e non ultima l'innovazione nella Chateau Mouton Rothschild a Pauillac.
L'incontro con Philippe de Rothschild fu fortemente voluto da Mondavi in quegli anni impegnato nella valorizzazione dei vini di qualità da lui prodotti in California. Introdusse nella Napa Valley la pratica di degustazione alla cieca dei sui vini a confronto con altri vini di pregio internazionale, per dare modo ai consumatori ed ai venditori di valutarne la qualità. Per completare il "quadro" c'era bisogno di applicare le capacità e la tradizione europea alle moderne tecnologie americane. Fu così che nacque la partnership tra i due ed il loro "capolavoro" (in latino opus) da cui prende il nome il vino: il latinismo fu scelto proprio per facilitarne il riconoscimento sia nel "nuovo mondo" che nel "vecchio continente".
Nel 1984 il Baron Philippe, sua figlia Philippine (che aveva abbandonato la carriera teatrale per dedicarsi al mondo del vino) e Robert Mondavi diedero vita all' America's first Ultra Premium Wine (commercializzato anche in europa al prezzo di 50$) con la prima annata di Opus One prodotta.
Contestualmente commissionarono la realizzazione dell'avveniristica cantina a Scott Johnson di Johnson Fain & Pereira. 

Nel 1988 il Baron Philippe si spense all'età di 85 anni e non potette quindi ammirare la cantina che venne ultimata nel 1991.

Ho avuto la fortuna di degustare una bottiglia del 1996 di Opus One.
Questo Ultra Premium Red Wine è frutto di un taglio bordolese, la '96 è stata ottenuta dall'assemblaggio di Cabernet Sauvignon (86%), Cabernet Franc (8%), Merlot (3%) e Malbec (3%). 
Si tratta dell'unico vino prodotto dall'azienda e non vi sono compromessi nè in vigna, nè tantomeno in cantina, affinchè venga prodotto un vino unico.
La fermentazione avviene a temperatura controllata a contatto con le bucce, in serbatoi di acciaio di diversa capienza realizzati espressamente in funzione dei singoli appezzamenti: per quanto riguarda l'annata '96 la macerazione pellicolare è durata 37 gioni.

Successivamente alla svinatura ed alle filtrazioni, avviene solitamente l'assemblaggio ed il vino viene travasato per caduta in barriques nuove di rovere francese dove viene elevato per almeno 18 mesi.

Calice alla mano mi son trovato di fronte ad un vino dalla vivace e consistente veste granata dall'orlo aranciato.
Sotto il piano olfattivo è stato un susseguirsi di emozioni. All'inizio sono emerse note terrose, di radice di liquirizia e chiodi di garofano, successivamente delle note di tabacco, cannella e noce moscata, ed infine frutti rossi sotto spirito, cioccolato e vaniglia.
Grandissimo equilibrio e peristenza oltre che una notevole freschezza, tannini elegantissimi ed una piacevole ed accennata scia sapida, sintetizzano, unitamente all'aspetto visivo ed all'analisi sotto il profilo olfattivo, che si tratti di un vino pienamente armonico, maturo ma al contempo che possa regalare ulteriori emozioni.


Ho avuto modo di apprezzare l'Opus One in un ampio calice da Bordeaux intorno ai 18°C, dopo averlo stappato con un'oretta d'anticipo ed infine decantato in una caraffa affusolata per evitare un forte shock ossidativo.
Personalmente è un vino su cui ho preferito meditare anzichè pensare ad un eventuale abbinamento: il protagonista assoluto è stato lui!!!

Prezzo in enoteca: 250-300€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: en.opusonewinery.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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martedì 19 aprile 2016

Pietraincatenata, Luigi Maffini, 2007

Di Antonio Indovino

Paestum Fiano IGT, Pietraincatenata, Luigi Maffini, 2007

Siamo nel Parco Nazionale del Cilento, esattamente in località Cenito di Castellabate.
Qui la morfologia tipica del suolo, il  Flysch del Cilento ricco di argilla e calcare, ha saputo donare a Fiano ed Aglianico un'espressione unica.
E' proprio qui che Pietro Maffini, agronomo di origini emiliane, impianta il primo vigneto di circa 4ha nel 1972.
L’azienda nasce poi nel 1974 con la prima vendemmia e, per circa 20 anni, si è concetrata sulla produzione e vendita di vini per il marcato dello "sfuso".
La svolta arriva nel '95. Luigi, figlio di Pietro, porta a completamento il suo percorso formativo con la specializzazione in Scienze Viticole ed Enologiche a seguito della laurea in Scienze Agrarie ad indirizzo Tecnico-Economico.
E così, di comune accordo col padre, dopo essersi laureato e specializzato sotto le direttive del professor Moio, Luigi decide di prendere personalmente in mano le redini aziendali.
Con la sua prima etichetta, il Kratos del ’96, inizia la nuova sfida della famiglia Maffini: proseguire sulla strada intrapresa lavorando con passione per realizzare una realtà che fosse espressione di un territorio incontaminato.
Il tempo, la tenacia e la caparbietà hanno portato a tanti e meritati successi, grazie anche al supporto della moglie Raffaella che gli fa da spalla in azienda: difatti, ovunque in Italia e nel mondo, l'Azienda Agricola Maffini Luigi è ritenuta simbolo della viticoltura cilentana ed interprete di una terra che ha le sue origini culturali nell’antica Grecia, da cui Maffini attinge anche per la scelta dei nomi dei suoi vini.
Negli anni al vigneto di Cenito si sono aggiunti 9ha di vigne situate a Giungano ed altri 5ha in affitto, tutti condotti nel rispetto dei principi dell’agricoltura biologica.

Ho avuto modo di degustare recentemente l'annata 2007 del Pietraincatenata (così chiamato perchè la vigna sembra attaccata alla roccia). Attualmente questo Cru esce in commercio con una denominazione diversa, in quanto la vigna è stata iscritta alla DOC Cilento.
E' un vito ottenuto dalla vinificazione di uve Fiano in purezza, allevate a spalliera con potatura a "guyot", una densità d'impianto di 4200 ceppi/ha e rese di 65 q/ha.
La fermentazione avviene a temperatura controllata in barriques nuove dove viene elevato per circa 8 mesi, cui seguono un ulteriore affinamento in bottiglia di 18 mesi prima della commercializzazione (dati riferiti alla 2007).

Di seguito vi riporto le mie personali impressioni.
Nel calice si presenta con una vivida e consistente veste dorata.
Al naso emergono note di frutta esotica matura, agrumi canditi ed albicocca secca, accompagnate da richiami di erbe balsamiche e di pepe bianco, su un sottofondo di pietra focaia.
Il sorso è ricco ed avvolgente, sorretto da una grande freschezza e sapidità, con una lunga chiusura che richiama le note minerali ed erbacee.

Ho avuto modo di apprezzare il Pietraincatenata in un calice di abbastanza voluminoso intorno ai 12°C, dopo averlo stappato con un'oretta d'anticipo.
Personalmente lo abbinerei ad un piatto di "Raviolini con Fave e Pancetta"


Prezzo in enoteca: 20-25€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.luigimaffini.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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martedì 12 aprile 2016

Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2011

Di Antonio Indovino

Biancolella D'Ischia DOC, Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2011

Il lavoro di tre generazioni ed un passato colmo di sacrifici ed impegno: questa è la storia delle cantine Antonio Mazzella, fondate da Nicola nel 1940 e ampliate da Antonio, figlio del fondatore, perfezionate nella produzione di vini di qualità dai nipoti Nicola e Vera.
Ci troviamo nel villaggio di Campagnano, sul versante Sud dell’Isola di Ischia a circa 150 metri sul livello del mare: contesto in cui le strade e le condizioni dei terreni non sono delle più agevoli.
Tanto sacrificio unito a costanza e passione per le viti ed il loro prezioso frutto hanno reso possibile la trasformazione di queste aree disagiate da aride ed abbandonate in fiorenti e produttive.
I terreni di coltivazione sono raggiungibili solo a piedi per mezzo di antichi sentieri. L'inclinazione è estrema, i terrazzamenti sul mare hanno pendenze superiori al 50% e costringono i vignaioli a servirsi di monorotaie o addirittura a trasportare a spalla le cassette durante la vendemmia.
Qui la quota altimetrica fa i conti con le coste a picco e le pinete in concorrenza con i vigneti aggrappati ai piccoli fazzoletti assolati ed esposti ai venti, guadagnati alla vegetazione che avanza: ciò rende ancora più difficile la cura delle viti e contribuisce a rendere unici questi prodotti.
L'azienda si prende cura di 10 ettari in tutto, alcuni di proprietà ed altri in conduzione, oltre ad avere una serie di conferitori esterni e familiari.
La raccolta, la pigiatura e la torchiatura dell’uva vengono praticate a mano in antiche cantine scavate nella roccia tufacea dove rimane per circa 12 ore e poi viene trasportato via mare con appositi contenitori posti su barchette di legno che dalla baia di San Pancrazio si spostano fino all’antico Borgo di Ischia Ponte, dove viene trasferito nella cantina a Campagnano, ai piedi del Monte Vezzi.
Così come il padre Antonio, Nicola e la sorella Vera si dicono fieri di custodire la forte identità contadina di un'isola dove coltivare la terra è sì fatica quotidiana, ma allo stesso tempo una tradizione altresì viva nel presente.

Ho avuto modo di degustare recentemente il Vigna del Lume.
E' un vino ottenuto dalla vinificazione leggermente posticipata di Biancolella in purezza, allevata con bassissime rese in località Punta del Lume (volgarmente chiamata "o' lummo" per un costone di roccia che aveva le sembianze del lume) a est dell'isola, a 100 metri dal livello del mare.
La fermentazione avviene a temperatura controllata intorno ai 16-18° C e si protrae per 50 giorni circa. Successivamente in vino viene decantato a freddo ed affinato prima in acciaio e poi in bottiglia.

Alla vista si presenta con una vivace e carica tonalità paglierina dai riflessi verdolini, dal buon estratto per il suo incedere abbastanza lento e composto nelle roteazioni del calice.
Al naso trovano spazio al contempo richiami di frutti e fiori gialli come l'albicocca e la ginestra, unitamente a delle note iodate e di macchia mediterranea.
Il sorso è ricco e ben bilanciato da una grande freschezza ed una piacevole e stimolante scia sapida, con una chiusura di bocca che richiama con coerenza le note salmastre e vegetali.

Ho avuto modo di apprezzare il Vigna del Lume in un calice di media grandezza, intorno ai 10/12°C. Personalmente lo abbinerei a dei "Calamaretti scottati, farciti di Crocchè di Patate"

Prezzo in enoteca: 15-20€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.ischiavini.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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Ischia Bianco DOC, Casa D'Ambra, 2007

Di Antonio Indovino

Ischia Bianco DOC, Casa D'Ambra, 2007

Parlare di vino dell’isola di Ischia significa parlare di Casa D’Ambra, storica cantina fondata nel 1888 nell'antica Villa Garavini da Francesco D’Ambra (detto Don Ciccio).
Ad oggi sono passati circa 130 anni da allora e non tutti possono affermare di aver segnato la storia enoica di un’isola meravigliosa come Ischia.
Oggi siamo alla quarta generazione e da allora sono cambiate tante cose, ma non lo spirito e la voglia di valorizzare un territorio ed un contesto unici,
fatti di vigneti abbarbicati lungo terrazzamenti che sfidano la forza di gravità arrivando a restare sospesi tra cielo e mare fino ad altitutidi di circa 600m s.l.m. lungo le pendici del Monte Epomeo.
La svolta significativa per Ischia e per i suoi vini avviene nel decennio compreso tra la metà degli anni '50 ed i '60.
Grazie ai fondi di investimento e ai tassi agevolati della Cassa del Mezzogiorno si riesce a portare l’energia elettrica e l’acqua potabile in tutta l’isola e vengono riqualificati gli impianti termali.
In contemporanea in
Azienda avvengono importanti cambiamenti: si investe in impianti moderni (puntando esclusivamente su varietà autoctone), nell’acquisto di nuovi vigneti e nella costruzione dello stabilimento enologico a Panza d’Ischia (attualmente un edificio incastonato in un anfiteatro naturale alle pendici del Monte Epomeo di circa 3500 mq).
A quel punto serviva un’etichetta e l’ideazione venne affidata all’artista ischitano Aniellantonio Mascolo: è una
litografia con la vecchia casa madre dell’azienda sullo sfondo (la Villa Garavini), con una palma ed in primo piano i carrati di vino pronti ad esser spediti. Il 12 luglio del 1963 venne approvata in Parlamento la legge 930 sulla DOC dei Vini Italiani.
I successori di
Don Ciccio, i fratelli Mario e Salvatore, nel tentativo di preservare e dare maggiore rilievo alla vitivinicoltura isolana, con grande celerità e lungimiranza portano avanti la richiesta di riconoscimento della  Denominazione di Origine Controllata per Ischia Bianco, Ischia Bianco Superiore, Ischia Rosso, Biancolella, Forastera e Per ‘e Palummo, unitamente al Disciplinare di Produzione da loro stessi redatto. Nel 1966 la richiesta viene accolta e l’Ischia è stata la prima DOC Campana, tra le prime 5 d'Italia.
Negli anni a seguire il grande impegno e la dedizione suscitano l'interesse di un certo Veronelli, da sempre strenuo sostenitore dei piccoli produttori: sarebbe opportuno, ma allo stesso tempo riduttivo soffermarsi per spendere solo qualche riga nei suoi confronti.
E' bastata una sua visita a vigna Frassitelli nell’estate dell'84 per consigliarne ad Andrea (attuale proprietario) una vinificazione separata: un successo visto che le 3000 bt prodotte furono vendute nell'arco di soli due mesi alla cifra di 6.500 lire del vecchio conio.

Il resto è storia contemporanea! Le figlie di Andrea, Marina e Sara, si occupano rispettivamente della gestione sotto il profilo economico/commerciale ed enologico. 
Oltre ai 7 ha di vigne di proprietà,
Casa D'Ambra ha in conduzione, assieme a viticoltori locali, 7 ettari nelle zone più vocate dell'isola. Si continua a puntare su varietà rigorosamente locali, e dal 1995, si lavora in un campo sperimentale impiantato nella tenuta Frassitelli (una sorta di banca genetica) per la ripresa delle varietà scomparse.

Ho avuto la fortuna di degustare una bottiglia datata 2007 di uno dei bianchi "meno pretenziosi" dell'Azienda, e non posso fare a meno di raccontarne, con mio grande stupore, una perfetta integrità ed una personalità che non mi sarei aspettato....
Ottenuto dalla vinificazione in acciaio di uve bincolella e forastera provenienti da Forio e Serrara Fontana, assemblate nelle rispettive percentuali del 40 e 60% (dati riferiti alla 2007, come riportato sulla retro-etichetta). 
Rapisce lo sguardo per la luminosa veste dal color oro antico.
Al naso regala grandi emozioni: albicocca secca, arancia candita, talco, cera, miele di millefiori e resina, il tutto accompagnato da una nota di fondo affumicata.

In bocca è tagliente, fresco, dalla grande sapidità, con una lunga chiusura affumicata e di mandorla amara.


Un vino che ho stappato con un'oretta e mezza d'anticipo e degustato in un calice abbastanza voluminoso intorno ai 12°C, un vino che mi ha fatto riflettere ed emozionare fino all'ultimo sorso.

L'abbinamento? Sarebbe un peccato rubargli la scena, anche e solo per un'istante, conncentrandosi su qualcos'altro. Se avete la fortuna di reperirne qualche bottiglia condividetela col vostro compagno di "bevute".


Prezzo in enoteca: 5-10€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti:
www.dambravini.com
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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martedì 5 aprile 2016

Sequoia, Fonzone Caccese, 2013

Di Antonio Indovino
 
Irpinia Fiano DOC, Sequoia, Fonzone Caccese, 2013

I ricordi dell'infanzia trascorsa nelle campagne irpine spingono il dott. Lorenzo Fonzone Caccese a ritornarci e dar vita  nel 2005 ad un importante progetto vitivinicolo.
Ci troviamo a Paternopoli, in località Scorzagalline, su una collinetta naturalmente circoscritta da querceti e dai fiumi Fredane ed Ifalco, proprio di fronte al castello di Gesualdo, un tempo proprietà di famiglia.
Nel 2006, con la consulenza dell'enologo ed agronomo Arturo Erbaggio, ha inizio l'impianto dei vigneti lungo i declivi calcareo-argillosi ad un'altitudine compresa tra i 370 ed i i 520m s.l.m.
Attualmente in azienda si lavora su 22ha di vigneti, 4 dei quali in affitto. Eco-sostenibilità è la parola d'ordine: Arturo Erbaggio conduce le vigne in regime di lotta integrata con inerbimenti spontanei e sovesci, intervenendo sotto il profilo agronomico in maniera mirata ed efficace grazie ad un'attenta e certosina mappatura dei suoli.
Parallelamente al grande lavoro in vigna, i Fonzone hanno realizzato un'avveniristica cantina di 2000 mq, la maggior parte dei quali interrati: a tutto vantaggio delle ideali condizioni di vinificazione.


Di seguito vi riporto le impressioni sul Sequoia, un Irpinia Fiano  fortemente voluto da Erbaggio per valorizzare una vigna al di fuori dell'areale entro il quale viene riconosciuta la DOCG Fiano di Avellino.
E' un vino ottenuto dalla vendemmia tardiva (novembre) di uve Fiano parzialmente botritizzate, allevate a spalliera con potatura a "guyot", una densità d'impianto 4500 ceppi/ha e rese di 50 q/ha.
Notevole è il lavoro svolto durante le fasi di sfogliatura e cimatura per garantire allo stesso tempo il giusto carico fogliare ed una corretta areazione ed esposizione dei grappoli: condizioni utili ad evitare un'eccessivo assottigliamento della buccia in caso di sovraesposizione, e fondamentali in un contesto in cui le uve maturano molto lentamente (quanto meno al pari se non più tardi dell'aglianico).
La vinificazione avviene in parte in acciaio, in parte in barrique con una sosta sulle fecce fini per circa 7 mesi, durante i quali vengono effettuati periodici batonnage. Segue una ulteriore sosta in bottiglia di 9 mesi prima della commercializzazione.

Nel calice si presenta con una vivida e consistente veste paglierina dai riflessi dorati.
Al naso si percepiscono note di albicocca e pompelmo, ginestra, lievi accenni minerali, finocchietto selvatico e mandorle tostate. Il sorso è di grande impatto, equilibrato, avvolgente, sorretto da una notevole freschezza e sapidità, ed una lunga chiusura con richiami di agrumi e note tostate.

Ho avuto modo di apprezzare il Sequoia in un calice abbastanza voluminoso e di media apertura, intorno ai 12°C. Personalmente lo abbinerei ad un buon piatto di "Pasta e Patate con la Provola Affumicata".


Prezzo in enoteca: 15-20€
Contatti:
www.fonzone.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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venerdì 1 aprile 2016

Colle Rotondella, Cantine Astroni, 2014

Di Antonio Indovino

Campi Flegrei Piedirosso DOP, Colle Rotondella, Cantine Astroni, 2014
 
La Famiglia Varchetta vanta una tradizione vinicola che dura da 4 generazioni. E' dal 1892 che, grazie al capostipite Vincenzo Varchetta, si producono vini non solo per piacere ma anche con fini commerciali.
L'Azienda Vinicola "Cantine Astroni" nasce quindi nel 1999, forte dei trascorsi familiari e sulla spinta del desiderio di valorizzare la viticoltura nell'areale flegreo.
Ci troviamo nella Riserva Naturale Cratere degli Astroni, a circa 300 metri d'altitudine.
Un polmone verde attaccato al centro cittadino: è qui che ha sede l'azienda, una vera e propria "Cantina Metropolitana", con una parte dei vigneti e, la restante, dislocata in altre zone del partenopeo.
Qui su suoli franco-sabbiosi e dalla matrice tufacea e limosa vengono allevati, su piede franco, gli autoctoni falanghina e piedirosso nei terrazzamenti strappati al dissesto grazie ad un attento e minuzioso lavoro di piantumazione di olivi che fungono da vero e proprio argine.
Il lavoro in vigna ed in cantina è un affare di famiglia, nel senso stretto della parola: Gerardo Vernazzano e Vincenzo Varchetta si occupano della conduzione enologica ed agronimica, partecipando attivamente in tutte le fasi di lavorazione.

Di seguito vi riporto le mie impressioni sul Colle Rotondella.
Anzitutto è un vino ottenuto da Piedirosso in purezza, allevato a spalliera con potatura a "guyot bilaterale" e rese di 70 q/ha.
La fermentaziona avviene esclusivamente in acciaio con una breve macerazione pellicolare, cui segue una sosta sulle fecce fini per circa 4-5 mesi.

Nel calice il vino si presenta con una vivace e consistente veste rubina dall'orlo che vira leggermente al granato.
Al naso emergono note di marasca, violette e geranio su un sottofondo terroso e di spezie scure.
Il sorso, di buona intensità e morbidezza, è dominato dalla trama fresco/sapida accompagnata da una piacevole astringenza e chiude con rimandi di frutta e spezie.

Ho avuto modo di apprezzare il Colle Rotondella in un calice di media grandezza, intorno ai 14/15°C.
Personalmente lo abbinerei ad una Pizza Rustica con Ricotta e Salame.


Prezzo in enoteca: 5-10€
Contatti: www.cantineastroni.com


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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