giovedì 26 luglio 2018

Lacryma Christi Bianco, Cantina del Vesuvio, 2016

Di Antonio Indovino

Lacryma Christi del Vesuvio Bianco DOP, Cantina del Vesuvio, 2016

Lacryma Christi Bianco, Cantina del Vesuvio, 2016
È il 1948, e l'Italia si sta ancora riprendendo dalla seconda Guerra Mondiale. Giovanni Russo decide di rimettere a posto i vigneti e di fondare una piccola azienda vinicola, Cantina del Vesuvio per l’appunto, lì nella sua terra, a Trecase, alle falde del Vesuvio. All’epoca il vino veniva venduto sfuso, e lo si trasportava a Napoli a bordo di carri trainati da cavalli, e là si svolgeva la "trafeca": la trattativa tra i piccoli produttori ed i negozianti che rivendevano il vino in città. Il figlio di Giovanni, Maurizio, inizia ben presto ad aiutare il padre nella sua attività, cominciando la gavetta come un semplice operaio ed iniziando a maturare la sua esperienza e la sua idea di vino. Alle porte del nuovo millennio arriva così un cambio di marcia netto col passato, con Maurizio che decide di dare una svolta soprattutto qualitativa all’Azienda. È così che inizia la conversione al regime biologico in vigna, dove vengono abbattute drasticamente le rese, ed abolita poi la distribuzione dei vini, per concentrarsi sull’accoglienza in cantina e sulla vendita diretta. 

Quest’oggi vi parlo del Lacryma Christi Bianco 2016, ottenuto dalla vinificazione in acciaio, e senza solfiti aggiunti, dell’autoctono Caprettone: allevato con la tipica pergola vesuviana ad un’altitudine compresa tra i 200 ed i 250m s.l.m. Nel calice si tinge di un giallo paglierino carico e luminoso, dai bagliori dorati. Al naso è intenso, carnoso di frutta e fiori gialli come le susine mature e la ginestra, con un tocco agrumato di pompelmo, ed uno sfondo di cera, di minerali e di erbe aromatiche. Il sorso è pieno, morbido e carezzevole in prima istanza, poi rompe gli schemi con una decisa sferzata acida e sapida, chiudendo con lunghi ritorni aromatici in cui si ripetono principalmente l'agrumato e la tipica mineralità del suolo vesuviano che viene evocata al sol pensiero. Un bianco espressivo e fortemente territoriale, da servire a 10°C in un calice di media ampiezza, magari ad accompagnare un’Insalata di mare.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.cantinadelvesuvio.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina



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martedì 10 luglio 2018

Colle Santa Marina, Giuseppe Apicella, 2012

Di Antonio Indovino

Costa D'Amalfi, Tramonti Bianco DOC, Colle Santa Marina, Giuseppe Apicella, 2012



Colle Santa Marina 2012, Giuseppe Apicella
Tramonti, dal latino terra intra montes, è il cuore verde della Costiera Amalfitana, incastonato tra i Monti Lattari, e noto sin dall'epoca romana per l’eccellenza dei prodotti agricoli. Qui la Famiglia Apicella da generazioni produce vini da 7 ha di vigne di proprietà, impiantante ai primi del ‘900, e dislocate come piccoli fazzoletti nelle frazioni di Campinola, Capitigliano, Pietro e Polvica. Fino ai primi anni '70  sono stati produttori di vino sfuso, poi Giuseppe decise di imbottigliare a proprio marchio il suo vino. La prima annata ad essere commercializzata è stata quella del ’77, con 3000 bottiglie di Tramonti Rosso che diedero il via all'Azienda Vinicola Giuseppe Apicella. Una realtà che quest’anno ha compiuto 41 anni, che si è evoluta ed ha mantenuto il passo coi tempi senza mai perdere la propria identità fortemente territoriale: con la stessa passione degli inizi, quella che Giuseppe ha saputo tramandare ai figli, Fiorina e Prisco, che oggi lo affiancano. Fiorina occupa un ruolo amministrativo mentre Prisco, laureato in Viticoltura ed Enologia all’Università di Torino, ha il duro compito di portare in bottiglia l’unicità del territorio e delle varietà che da secoli vi si allevano!

Quest’oggi vi parlo del Colle Santa Marina, il bianco di punta ottenuto dalle alloctone Falanghina e Biancolella in blend con la Pepella e la Ginestra, strettamente autoctone della Costa D’Amalfi: vinificate in barrique per 3 mesi e maturate poi in acciaio per 1 anno. Nel calice è tinto di un giallo oro, vivido e consistente. Al naso è intenso, stratificato e di grande pulizia e finezza. Al primo impatto si percepiscono resina, miele di eucalipto e vaniglia, poi cantalupo e tè alla pesca, la mimosa e l’origano, con una nota salmastra di fondo. Il sorso è ricco, avvolgente, puntualmente sostenuto da una buona dose di freschezza ed una mineralità pungente che si interseca a lunghi ritorni erbacei e salmastri.
Un bianco che berrei in un calice di media ampiezza ad una temperatura di 10°C, abbinandolo a degli Spaghetti alla Nerano. 


Prezzo in enoteca: 15-20€
Contatti: www.giuseppeapicella.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina


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giovedì 5 luglio 2018

Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2017

Di Antonio Indovino

Ischia Biancolella DOC, Vigna del Lume, Antonio Mazzella, 2017


Vigna del Lume 2017
Torno con grande piacere a parlare per l'ennesima volta di un bianco ischitano e di un'Azienda che mi convince in tutti gli assaggi che ho avuto modo di fare in questi anni. Si trattta della Cantina Antonio Mazzella, di cui potete leggere al seguente link, ed in particolar modo del Vigna del Lume: un cru di Biancolella allevata con cura e sacrificio da Nicola Mazzella a Punta del Lume. La 2017, l’ultima annata prodotta, ha sbaragliato la concorrenza di ben 3000 etichette, conquistando il 1° posto in classifica nella 5 Stars Wines–The Book 2018 del Vinitaly. 

Nel calice si tinge di un paglierino tenue dalla grandissima vivacità di colore. Al naso emergono profumi che ricordano la mela renetta e la pesca bianca non perfettamente mature, unitamente ad un tocco agrumato seguito da note che ricordano i fiori di acacia, la salvia ed il finocchietto selvatico: tutto su uno sfondo minerale e salmastro. In bocca è agile, dinamico, carezzevole in prima istanza, poi tagliente per la grande freschezza e la mineralità pungente e stimolante. Chiude con lunghezza e coerenza riproponendo gli spunti agrumati, erbacei e minerali. 

Un bianco in divenire, di sicura prospettiva, che regalerà maggiori spunti di riflessione a chi saprà pazientemente attenderne una ulteriore evoluzione in bottiglia. Personalmente lo berrei intorno ai 10°C, in un calice di media ampiezza, sfruttando l’acidità, la sapidità e la lunghezza aromatica per bilanciare un piatto di Gamberi agli agrumi.

Prezzo in enoteca: 15-20€ (per le ultime annate in commercio)
Contatti: www.ischiavini.it


Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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