venerdì 29 settembre 2017

Pietramara Etichetta Nera, I Favati, 2015

Di Antonio Indovino
Fiano di Avellino DOCG, Pietramara Etichetta Nera, I Favati, 2015

Eccomi qui, ancora una volta, a parlare di un Fiano e di un'azienda che si è imposta tra le più rappresentative nella tipologia: I Favati di Rosanna Petrozziello, del marito Giancarlo Favati e del cognato Piersabino.

Avendone già scritto in precedenza, ed in particolare del Pietramara Etichetta Bianca targato 2011, vi rimando all'articolo precedente
(link)
per informazioni più dettagliate sul contesto storico ed orografico.
Il Pietramara Etichetta Nera, vinificato esclusivamente in acciaio, nasce dalla parte più bassa della vigna di Atripalda, quella impiantata per ultima ed esposta a Sud-Ovest.

Nel calice questo Fiano si tinge di una lucente veste paglierina dai riflessi dorati. Al naso sprigiona profumi di mela golden e di ananas non perfettamente mature, di narcisi, di salvia e di mandorla amara. Il sorso è schietto, fresco e piacevolmente sapido, con una chiusura intrisa di sapidità e di aromi sia fruttati che erbacei.

Un bianco dell’avellinese da abbinare a 10°C con i Paccheri allo scoglio, o da conservare in cantina per qualche anno ancora, in modo da poterne apprezzare una ulteriore evoluzione in bottiglia.

Prezzo in enoteca: 10-15

Contatti: www.cantineifavati.it
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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Terre Saracene, Ettore Sammarco, 2016

Di Antonio Indovino

Costa D'Amalfi Bianco DOC, Terre Saracene, Ettore Sammarco, 2016


La Casa Vinicola Ettore Sammarco prende vita nel 1962 sulla solida base della Azienda Agricola condotta proprio da Ettore Sammarco, agronomo e sognatore di una cantina tutta sua. È così che, pioniere in questa zona particolarmente vocata, ha iniziato a produrre vini di qualità a suo marchio anziché vendere le uve e lo sfuso. Hanno raccolto il testimone il figlio Bartolo, che segue tutti i processi dalla vigna alla bottiglia, e le figlie Antonella e Maria Rosaria che su occupano del settore commerciale. La storia della famiglia Sammarco si intreccia con quella del territorio che vede una viticoltura eroica portata avanti con grande sacrificio per la morfologia del terreno.
Infatti qui le viti si arrampicano in alto verso la sommità dei monti lattari con il mediterraneo e le sue brezze che regalano una preziosa funzione mitigatrice.
Gli arditi terrazzamenti sono raggiungibili soltanto attraverso ripidi e tortuosi sentieri, senza la possibilità di poter fruire di mezzi meccanici. Storiche specie varietali, risalenti all’epoca romana, sono allevate su un terreno di natura prettamente vulcanica e con il sistema a pergola o a spalliera. Sono quelle tipiche del territorio amalfitano ed insistono solo qui, integrate da poche varietà regionali.


Quest'oggi sono qui a parlarvi del Terre Saracene, ottenuto da Biancatenera, Pepella e Falanghina (nelle rispettive percentuali del 50, 30 e 2%), allevate a spalliera e pergola amalfitana, su un suolo prettamente vulcanico, con rese di 70/80 quintali per ettaro e vinificate in acciaio a temperatura controllata con macerazione pellicolare a freddo che precede la fermentazione.


Questo vino nel calice si tinge di un vivace giallo paglierino dai riflessi giovanili. Al naso regala un ventaglio olfattivo che spazia dai toni erbacei di salvia e timo limonato, alle nuances di pera e kiwi, ai fiori di sambuco ed un tocco marino/salmastro.
Il sorso è asciutto e di media struttura, dotato di una buona morbidezza, fresco e sapido. Ben equilibrato e di buona intensità e persistenza, gratifica il palato con una lieve nota ammandorlata nel finale.

Un vino bianco della Costiera da abbinare a 10° C, per esempio, ad un piatto di Spaghetti Gamberi e Zucchine.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: ettoresammarco.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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mercoledì 27 settembre 2017

Cerasuolo Di Vittoria, Cos, 2012

Di Antonio Indovino

Cerasuolo Di Vittoria Classico DOCG, COS, 2012


Siamo nell’estremo sud-orientale della Sicilia, in quella porzione di terra dove le barriere architettoniche e la vegetazione generano colori, profumi e sapori della vicina Africa.
Qui c’è Vittoria, una città della provincia di Ragusa. Il suo territorio è chiuso tra i fiumi Ippari e Dirillo, e degrada dolcemente dai monti Iblei al Mar Mediterraneo. La differenza di altitudine rispetto alla zona collinare del Ragusano determina temperature tendenzialmente più miti. Questo fattore ha influito notevolmente sullo sviluppo delle principali colture del territorio Vittoriese e della piana di Comiso, rendendo difatti la zona assai ambita nel corso dei secoli.
Chiunque abbia conquistato queste terre ne è rimasto a sua volta conquistato. I popoli che si sono succeduti hanno lasciato la loro impronta, il loro sapere nelle tecniche di coltivazione antiche, come è antico il vino di queste terre.
L’Azienda Agricola COS è stata qui fondata, nel 1980, da tre amici e deve il nome all’acronimo deli loro cognomi: Giambattista Cilia, Giusto Occhipinti e Cirino Strano. Nei primi anni ‘80 presero in affitto da Giuseppe Cilia, padre di Giambattista, la vecchia cantina di famiglia e l’attigua vigna ad alberello nella storica località di Bastonaca. È un’eredità importante la loro, visto che si tratta di una terra che ospita la viticoltura da 3000 anni almeno: una sfida raccolta con grande umiltà e trasgressione al tempo stesso!
Si, avete letto bene: trasgressione, da intendersi come concezione del vino in forma artistica, come sintesi liquida della storia loro e della loro terra!
Non hanno seguito nessuna moda, soltanto la passione e la curiosità per un mondo che a quei tempi in Sicilia era ancora sconosciuto ai più. Hanno recuperato, trasmesso e migliorato con le conoscenze attuali, un prodotto d’eccellenza.
L’Azienda segue i principi dell’agricoltura biodinamica, un metodo di coltivazione basato sulla visione del filosofo Rudolf Steiner, che invita a considerare come un unico sistema sia il suolo che la vita che si sviluppa su di esso. Agricoltura biodinamica significa rispetto, significa non chiedere più di quanto la natura non sia in grado di offrire. È per questo motivo che in COS hanno sviluppato progetti che riguardano la fitodepurazione delle acque reflue di cantina e il compostaggio dei residui di potatura senza uso di sostanze chimiche né di preparati artificiali.
Nel 2003, terminati i lavori di restauro del caseggiato di Fontane, è iniziato il tasferimento graduale della cantina. Il 2005 è stato l’anno della prima vendemmia a Denominazione d’Origine Controllata e Garantita, unica in Sicilia. La vendemmia del 2007 ha invece inaugurato ufficialmente la nuova cantina ed ha segnato ancora una volta un capitolo importante nella storia di questa azienda, con il passaggio a 150 anfore di terracotta per la fermentazione e maturazione dei vini: una delle più capienti nel suo genere. Negli anni Cos è divenuta il sinonimo imprescindibile del Cerasuolo di Vittoria, ma anche di rigore e qualità: a questa azienda, ed all’intuizione di tre amici, si deve la rinascita del comprensorio di Vittoria e dei suoi straordinari vini.

Quest’oggi sono qui a parlarvi del Cerasuolo di Vittoria Classico del millesimo 2012, ottenuto da Frappato di Vittoria e Nero d’Avola, nelle rispettive percentuali del 40 e 60%, allevati a spalliera e con potatura a Guyot. Le viti si trovano ad una altitudine di 240-250 metri s.l.m., hanno un’età media di 20 anni, una densità d’impianto di 5.000 ceppi per ettaro, e vegetano su un suolo misto caratterizzato da terre rosse, e da sabbie sub-appenniniche di origine pliocenica (di natura calcarea). La vinificazione delle uve avviene separatamente, in vasche di cemento vetrificate, con fermentazione spontanea e macerazione pellicolare. Successivamente il Nero d’Avola passa in botti di rovere di Slavonia per 12 mesi. Dopo l’assemblaggio il vino resta ad affinare ulteriormente in bottiglia per 6/12 mesi (secondo annata) prima della commercializzazione.

Nel calice ci troviamo dinanzi ad un vino dalla vivida e trasparente tonalità rubina dall’orlo granato.
Di grande intensità al naso, sprigiona profumi di violette, di prugne e ciliegie nere, di erbe aromatiche e balsamiche, di tabacco, di incenso ed accenni tostati che ricordano il caffè.
Il sorso è elegnate e sontuoso, fresco e sapido, con un tannino comprimario ma di grande finezza.
Chiude con lunghi richiami balsamici e tostati.
Servito in un calice di media grandezza ed apertura, intorno ai 14/15°C, potrebbe ben accompagnare un piatto di Ravioli ai formaggi dolci con salsa di Porcini.

Prezzo in enoteca: 15-20€

Contatti: www.cosvittoria.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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venerdì 15 settembre 2017

Pietranera, Marco De Bartoli, 2015

Di Antonio Indovino

Pantelleria Bianco DOC, Pietranera, Marco De Bartoli, 2015

Ci troviamo in provincia di Trapani, a Marsala, più precisamente a Contrada Fornara Samperi.
È qui che Marco De Bartoli si è trasferito negli anni '70, con una laurea in Agronomia sotto al braccio e la testa piena di idee e progetti purtroppo non condivisi nell'azienda vinicola di famiglia.
Ha iniziato quindi un duro lavoro di rivalutazione della vecchia proprietà e delle varietà autoctone per poi ristrutturare le cantine storiche dell'ottocentesco Baglio Samperi. Si tratta di un luogo a dir poco affascinante e ricco di storia e di una tradizione bicentenaria nella produzione del Marsala e dei vini dolci. Pertanto, mosso dalla volontà di ridare lustro ad una Denominazione (Marsala) ormai in declino, cerca di portare nel calice tradizione ed innovazione al contempo. È così che nel 1980 imbottiglia il suo primo vino, il Vecchio Samperi, così chiamato in onore della contrada in cui era stato prodotuto. Da lì è poi iniziata una escalation senza freno alcuno per i suoi virtuosi vini, diventati col tempo famosi in tutto il mondo e sul cui successo è ripartita sotto una nuova stella l'intera viticoltura siciliana.

"Ha l’irruenza solare della sua terra: quando lo incontri vorrebbe raccontarti tutto in pochi minuti, e farti assaggiare tutto, spiegarti la sua gioia e la sua soddisfazione per giudizi positivi al suo vino e insieme vorrebbe esprimerti la sua rabbia per come viene considerato il vino del Sud e si fa meridionalista, e poi, all’improvviso, s’adombra contro gli uomini della sua stessa terra che hanno trasformato il nome Marsala, per decenni, in una parola quasi volgare.
Ha le lacrime agli occhi quando parla del degrado della sua Sicilia, si accende di furore; ma si distende subito, nei suoi mille progetti quando il bicchiere si accosta alle labbra.
Marco De Bartoli ha i segni guasconi della volontà di vincere su tutti i fronti e ha vinto, con la tenace, caparbia convinzione di essere nel giusto, e per dimostrarlo parla molto come si usa in Sicilia, non per raccontarsi, ma per permettermi di bere: è lì la sua prova più grande.
Il “Vecchio Samperi” è un vino che non ha nulla cui poterglisi paragonare. Unico, arrogante, potente, spavaldo, ma senza disarmonia, irripetibile. Ed è questo vino – per fortunissima avventura non si poteva chiamare Marsala perché non è fortificato come il disciplinare del Marsala Vergine prevede – che lo ha portato sulla scena dei grandi ove subito ha avuto il ruolo del protagonista" (cit. Luigi Veronelli).

De Bartoli è venuto meno nel Marzo del 2011 lasciando un testimone

importante nelle mani dei 3 figli Renato, Sebastiano e Giuseppina. Forti della passione e degli insegnamenti trasmessi dal padre, hanno perseguito gli stessi obbiettivi qualitativi affiancando alle storiche e prestigiose etichette anche espressioni in purezza delle varietà autoctone e degli spumanti Metodo Classico per sottolineare la "forza" del Grillo.

Quest'oggi sono qui a parlarvi del Pietranera, un bianco secco da Zibibbo in purezza. Si tratta di 3ha di vigne di 60 anni d'età, allevate ad alberello e con una densità di 2500 ceppi/ha sui terrazzamenti vulcanici di Pantelleria. Ad un'attenta selezione manuale delle uve segue una macerazione pellicolare a freddo di 24h, una decantazione statica a freddo di 48h e la fermentazione in vasche d'acciaio a temperatura controllata. Il vino vi resta poi a maturare per 6 mesi, prima dell'imbottigliamento e della commercializzazione 

Nel calice si tinge di un'elegante giallo paglierino dai bagliori dorati.
Al naso si apre su toni erbacei di timo in primis, fruttati di litchi non perfettamente maturi poi, seguiti da nuanceas di giglio e peonia bianca, e da sbuffi minerali, salmastri e iodati.

Il sorso è succoso ed avvolgente, ma comunque agile, rinfrescante e sapido, impreziosito da una lunga chiusura in cui si ripetono principalmente le note fruttate e minerali.

Ho avuto modo di apprezzare il Pietranera in un calice abbastanza voluminoso, ad una temperatura che idealmente dovrebbe aggirarsi tra gli 8 ed i 10°C.
Personalmente ritengo che possa essere il giusto accompagnamento di un Crudo di mare con biscotto di granturco e pomodoro.

Prezzo in enoteca: 20-25€
Contatti: www.marcodebartoli.com
Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


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venerdì 8 settembre 2017

Resilienza, Donnachiara, 2016

Di Antonio Indovino

Beneventano Falanghina IGT, Resilienza, Donnachiara, 2016


Ci troviamo a Montefalcione, in provincia di Avellino, una cittadina nota già in epoca etrusca per il lavoro contadino difatti simboleggiato da una falce nello stemma comunale.
È qui che si trova Donnachiara, un’azienda che ha visto sorgere la sua moderna cantina nel 2005 ma che vanta una storia centenaria e dalla conduzione quasi tutta al femminile. Il nome scelto per l'Azienda è un omaggio a Donna Chiara Mazzarelli Petitto, nobildonna che circa un secolo fa aveva saputo condurre con grande capacità l’attività agricola di famiglia, dando particolare sostegno e valore proprio alla viticoltura.
Erano tempi particolarmente difficili, attraversati dai due conflitti mondiali e con un marito (Antonio Petitto) colonnello e medico della Croce Rossa Italiana, ed impegnato nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria.
Attualmente al timone vi è Ilaria Petitto che, messi nel cassetto gli studi di diritto e supportata da sua madre Chiara, sta conducendo sotto una nuova stella l'Azienda familiare con la consulenza dell'enologo Riccardo Cotarella.

Grazie al mio amico e Sommelier Mimmo Sabatino (agente di zona qui in

Penisola Sorrentina) sono qui a parlarvi in anteprima di un vino che sta uscendo in commercio proprio in questi giorni.
Si tratta del Resilienza, una Falanghina del beneventano prodotta in tiratura limitata di circa 2500 bottiglie. Perchè Resilienza?
Resilienza per la famiglia Petitto ha un significato speciale. Umberto, papà di Ilaria, è un industriale impegnato nel settore dei metalli. In famiglia spesso si parla di resilienza, che è un indice importantissimo per valutare la capacità dei metalli di resistere agli urti sino al limite elastico. Di qui il parallelismo all'azienda agricola che, seppur nata in un momento difficilissimo per il vino italiano e soprattutto Campano, ha tenuto duro, e creduto strenuamente in questo progetto.
Adesso Donnachiara sta cominciando a raccogliere i primi frutti di tanta fatica ed ha preso vita una Falanghina (che è un vitigno che sconta un pregiudizio di inferiorità rispetto ai più nobili Fiano e Greco) di struttura, nata per resiste al tempo ed agli urti e, capace di restituire slancio e freschezza: Resiliente proprio come lo è stata l'azienda Donnachiara.

Le uve, rigorosamente selezionate e raccolte a mano, vengono dai vigneti di Guardia Sanframondi, allevati a spalliera e con potatura a guyot su un suolo prettamente argilloso e calcareo. In cantina il mosto fiore subisce una macerazione pellicolare a freddo di poche ore prima della pressatura soffice e della fermentazione in tini di acciaio. Successivamente il vino viene affinato in bottiglia per circa un anno prima della commercializzazione.


Nel calice si fa apprezzare per una vivida tonalità paglierina piuttosto carica, seppur attraversata da bagliori giovanili. Al naso il primo impatto è tutto di frutti e fiori gialli, come l'ananas, l'albicocca ed il tarassaco: completati da un piacevole accenno vegetale ed ammandorlato.
Il sorso è opulento, caldo ed avvolgente, ma al contempo fresco e sapido: con una lunga chiusura di bocca che richiama i toni esotici e vegetali.


Ho avuto modo di apprezzare il Resilienza in un calice di media ampiezza ed apertura, ad una temperatura che idealmente dovrebbe aggirarsi tra gli 8 ed i 10°C. Personalmente ritengo che possa essere il compagno ideale di un Filetto di Spigola al forno in crosta di patate.

Prezzo in enoteca: 10-15€
Contatti: www.donnachiara.com
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mercoledì 6 settembre 2017

Fuori dal Tempo, Radikon, 2000

Di Antonio Indovino

Venezia Giulia Oslavje IGT, Fuori dal tempo, Radikon, 2000

Dopo una serie di "bevute spensierate" arriva una di quelle sere in cui hai voglia di qualcosa di "poco ortodosso": ammesso che l'ortodossia in campo enologico sia da collegarsi al termine convenzionale! È così che, spulciando su una carta dei vini in versione
digitale, l'occhio è caduto su di lui.....Radikon!
Avendone già scritto in precedenza, vi rimando agli articoli precedenti (link) per informazioni di natura storica ed orografica.


Stavolta è toccata ad un vino che rompe il ponte spazio/temporale con il mondo circostante trasportando il bevitore in un'altra dimensione, Fuori dal tempo targato 2000: ed il nome sembra avere una funzione premonitrice!
Chardonnay e Sauvignon (60 e 40%) da un vigneto di 3ha e 30 anni di età, allevato a guyot sul tipico suolo ricco di ponka.
Fermentazione spontanea in tini di rovere con macerazione pellicolare di 35 giorni, durante i quali vengono quotidianamente eseguite 3/4 frollature. In seguito il vino viene elevato in botti di capacità comprese tra i 25 ed i 35hl per 36 mesi ed affinato per 9 anni in bottiglia prima della commercializzazione: senza chiarifiche, filtrazioni ed aggiunta di solforosa.
Un'etichetta che fa parte delle selezioni, prodotta in tiratura limitata di poco più di 3000 bottiglie.

Di seguito  ne riporto le mie personali impressioni.
Aranciato ed opalescente alla vista (e non potrebbe essere altrimenti visto che è stato così concepito), è al naso ed in bocca che si riscatta nei confronti dei meno avvezzi alla tipologia.
Il ventaglio olfattivo si allarga man mano nel calice regalando ad ogni olfazione una percezione ben distinta. Si va dalle bucce di agrumi canditi alla frutta esotica essiccata, da foglie e fiori secchi alla frutta a guscio tostata, dalla scatola di sigaro al balsamico, dall'infuso di mela annurca e cannella allo zenzero, per finire con una nota di origano secco.
Il sorso è tagliente, in cui ad una morbidezza accennata in ingresso fanno da contraltare una sferzata di acidità, di quelle che mettono in riga, ed una sapidità che a tratti lo rende quasi masticabile dopo la deglutizione: ma solo per pochi istanti! La freschezza è tale da riequilibrare il palato ed allungarne lo slancio gustativo in cui, per via retronasale, si ripetono didascalicamente le sensazioni percepite sul piano olfattivo.


Ho avuto modo di apprezzare il Fuori dal tempo in un ampio calice ad una temperatura compresa tra i 14 ed i 16°C, e di poterne apprezzare la sua escalation nel bicchiere nel corso di una serata.
Personalmente ritengo che possa essere il compagno ideale di un piatto di "Cappelli ripieni di genovese di vitello su vellutata di Grana Padano, verdure disidratate e tartufo nero" (Chef Ernesto Iaccarino, Don Alfonso 1890).


Prezzo in enoteca: 90-100
Contatti: www.radikon.it

Antonio Indovino, Sommelier dello Yacht Club di Marina di Stabia,
Degustatore Ufficiale e Responsabile del GDS AIS Penisola Sorrentina
 


I contenuti presenti sul blog Il Narratore Enoico, dei quali è autore il proprietario del blog, non possono essere copiati, riprodotti, pubblicati o redistribuiti perché appartenenti all'autore stesso.
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